Titolo originale: Yi miao zhong
Regia: Zhang Yimou
Soggetto: dal romanzo One Second di Geling Yan
Sceneggiatura: Zhang Yimou, Jingshi Zou
Fotografia: Xiaoding Zhao
Scenografia: Lin Chaoxiang
Montaggio: Du Yuan
Musiche: Loudboy (Zai Lao)
Cast: Zhang Yi (Cattivo soggetto, Zhang Jiusheng), Liu Haocun (Orfana Liù), Fan Wei (Mister Film, Fan Dianying), Ailei Yu (segretario Cui), Shaobo Zhang (Piccolo Liù)
Produzione: Huanxi Media Group
Distribuzione: Fenix Entertainment - Europictures
Cina, 2020
Durata: 104'
RICONOSCIMENTI
Asian Film Award 2021: miglior film, regia, attore, debutto, compositore.
AACTA (Australia): miglior film asiatico.
Un batter di ciglia, un sospiro... quanto dura un secondo? Certo molto meno di un estenuante cammino nel deserto, di una prigionia dolorosa e ingiusta. Dura appena il tempo di far scorrere davanti alla lampada di un proiettore i 24 fotogrammi che conservano un sorriso perduto caro alla memoria, ma che può dar senso ad una vita.
Zhang Yimou, il più noto e celebrato regista cinese dei nostri giorni, ritorna nei luoghi della Cina rurale al tempo della Rivoluzione Culturale di Mao Zedong per filmare un’appassionata e affascinante dichiarazione di amore per il Cinema, quello girato in pellicola che richiamava il pubblico nelle sale delle metropoli come dei villaggi sperduti negli angoli remoti del mondo.
Autore eclettico ed esponente più noto fra i cosiddetti cineasti della Quinta Generazione, ha contestato gli stereotipi imposti in ogni fase della Storia dal potere, tratteggiando storie di donne e uomini che caparbiamente cercano la loro strada sfidando regole omologanti e spersonalizzanti. Con opere esteticamente raffinate come Lanterne Rosse e Vivere!, Yimou ha iscritto il cinema cinese nei palmarès dei festival più importanti e confrontandosi con generi diversi, dai wuxiapian come Hero e La foresta dei pugnali volanti, cinema epico d’azione, alle pellicole di genere bellico e fantastico ha raggiunto il pubblico più vasto in ogni parte del mondo. Ha fatto da apripista sugli schermi esteri per un’intera generazione di autori ma, nonostante l’apparente riconoscimento conferitogli con l’assegnazione della regia della cerimonia di apertura delle Olimpiadi 2008, non ha mai goduto in patria dello stesso successo e apprezzamento, al pari di altri suoi ottimi connazionali.

Alla visione collettiva, che si traduce in lezione di patriottismo e sani principi somministrata dal bonario Mister Film, abile proiezionista e al contempo perfetto risultato delle strategie educative del regime, si oppone la solitaria ricerca del protagonista che, incurante di ogni altra cosa, appunta lo sguardo su quel secondo di pellicola che deve nutrire la sua solitudine, i suoi ricordi e i suoi rimorsi.
Egli è, come l’orfana Liù, un esito sbagliato dell’opera di educazione compiuta dal potere: un cattivo elemento. Entrambi infatti non partecipano dello sforzo collettivo con intenti determinati dal bene della comunità. Finendo con l’esserne vittime.
L’individuo e la società sono il terreno della critica, neanche troppo velata, degli autori. Osserviamo nelle scene di massa, ad esempio quelle dedicate al lavoro di restauro del film, la cui bellezza non può che restare impressa nella mente di ogni amante del Cinema, una comunità di uomini e donne che con ammirevole zelo si presta a condividere lo sforzo che porterà del bene a tutti, ma non ha un’anima solidale che brilla al suo interno. Lo comprendiamo attraverso la vicenda dell’orfana Liù e del piccolo fratello di lei che tutti conoscono ma di cui nessuno si prende cura: devono cavarsela da soli e, quando si mette male, gli zelanti ed operosi concittadini non intervengono a difenderli dalla violenza e l’arroganza dei bulli. Lo confessa il signor Film, rivelando il conflitto fra gratitudine nei confronti di colui che lo ha aiutato a salvare la reputazione e dovere di agire con lealtà verso la comunità, mettendola al riparo da colui che è stato riconosciuto un pericolo per essa.
Ma Liù e il Cattivo soggetto ci mostrano che c’è ancora spazio in questo immenso mondo, in cui non sembrano esservi strade tracciate che non siano piste rimodellate di continuo dal vento che cancella le orme degli uomini, per un sorriso spontaneo e un gesto rivelatore di attenzione e affetto.
Ornella De Stefano
ZHANG YIMOU (Xi’an/Cina, 1950)
FILMOGRAFIA
1987 Sorgo rosso (Hong gao liang)
1989 Daihao meizhoubao
1990 Ju Dou
1991 Lanterne rosse (Da hong deng long gao gao gua)
1992 La storia di Qiu Ju (Qiu Ju da guan si)
1994 Vivere! (Huozhe)
1995 La triade di Shanghai (Yao a yao yao dao waipo qiao)
1995 Lumière and Company (doc)
1997 Keep Cool (You hua hao hao shuo)
1999 Non uno di meno (Yi ge dou bu neng shao)
1999 La strada verso casa (Wo de fu qin mu qin)
2001 La locanda della felicità (Xingfu shiguang)
2002 Hero (Ying xiong)
2004 La foresta dei pugnali volanti (Shi mian mai fu)
2005 Mille miglia... lontano (Qian li zou dan qi)
2007 La città proibita (Man cheng jin dai huang jin jia)
2007 Guardando il film (En regardant le film), episodio di Chacun son cinéma
2009 Sangue facile (A Simple Noodle Story / San qiang pai an jing qi)
2010 Under the Hawthorn Tree (Shānzhāshù Zhī Liàn)
2011 I fiori della guerra (Jin líng shí san chai)
2014 Lettere di uno sconosciuto (Gui lai)
2018 Shadow (Ying)
2020 One Second (Yi miao zhong)
2021 Cliff Walkers
2023 Full River Red