Lunedì, 29 Maggio 2023 07:06

Fairytale - Una fiaba

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Che Aleksandr Sokurov sia uno dei cineasti viventi più interessanti nel panorama del cinema internazionale, non è questione oggetto di discussione. Ogni suo film apre sguardi su mondi cinematografici che sembrano ancora non esplorati. Il suo cinema è in grado, quindi, di ricostruire lo sguardo dello spettatore, reinventando una dispersa magia del cinema. La capacità delle sue immagini di aprire gli occhi sugli abissi e sulla storia con una potenza visiva inusuale, diventa sempre ampia prospettiva di osservazione. Al contempo i suoi film dentro i quali ritroviamo un immaginario non replicato e non replicabile, sanno farsi indagine sui meccanismi segreti della storia, sulla dominazione come forma di espressione del potere. E il potere, a sua volta, nel cinema di Sokurov diventa gigantismo che si consuma nella sua stessa potenza, si elide in se stesso.

fairytaleI suoi film più famosi da Arca russa, autoctona cavalcata dentro la storia attraverso l’arte russa nello scenario di altrettanta magnificenza che è l’Ermitage, alla trilogia sul potere (Moloch, Toro e Il sole), quasi un trattato di storia recente dentro scenari a volte anche innaturali nei quali si perdono le coordinate spazio temporali per lasciare il posto ad altre modalità di percezione del reale, hanno segnato la storia recente del cinema.

È proprio su questo profilo che il cinema di Sokurov sembra attraversare, indenne, il tempo e lo spazio. Se infatti Arca russa è il gran film che in effetti è, questo accade perché quel museo, quei saloni, quella scenografia di imponente bellezza diventa universo espanso di un’intera nazione di immensa grandezza. La macchina da presa del regista sa trasformare il grande museo in universo sconfinato dentro il quale scorre la storia. Non solo immaginario cinematografico che assume i tratti del grandioso come in un sogno felliniano, ma il grandioso in sé che solo la macchina del cinema sa percepire. Per Fellini il cinema è costruzione dell’immaginario, per Sokurov l’immaginario esiste già ed è solo il cinema che sa catturarlo. Un immaginario che il regista russo identifica con l’arte, presente non solo nel film citato, ma centrale in Francofonia, ad esempio, dove il tema della sua salvezza e dei musei che la conservano durante l’ultimo conflitto mondiale si riflette sulla nostra stessa vita: Chi saremmo senza i musei, si chiede Sokurov nel suo film che racconta, quasi in un lontano e opposto parallelo ad Arca russa, la storia attraverso le vicende del Louvre, partendo dalla preoccupazione per una nave che naviga tra acque agitate con il suo carico di storia artistica nella stiva.

È in queste stesse prospettive che trova spazio nel suo cinema l’ultima sua laboriosa fatica Fairytale, visto in anteprima all’ultima edizione del Festival Locarno e più di recente passato anche sugli schermi del Torino Film Festival. Un’altra immaginaria cavalcata su qualcosa che forse già esiste e spetta solo al cinema scovarlo, un’altra incursione sulla storia e sul potere che l’ha dominata, un’altra consumazione e sgretolamento di quel potere che sembra disfarsi in un al di là dove tutto, finalmente, diventa verità.

Fairytale è una fiaba, una fiaba nera se si vuole, un cupo racconto dantesco che lavora in quell’oltrepassato confine che è l’esistenza umana. In uno scenario animato nel quale Sokurov prende a prestito le vertiginose scenografie di Piranesi, che ha inventato lo spazio verticale per le sue carceri, in quel gotico che bene si adatta alla smisurata potenza della sua immaginazione, per inserirvi i suoi personaggi, le sagome dei suoi personaggi - lavoro sul quale bisognerà per forza tornare - Hitler, Mussolini, Stalin e Churchill oltre che un Gesù Cristo stanco e deluso e una comparsa di Napoleone redivivo tra i defunti, primo interprete nel nuovo imperialismo. Ma si serve anche dell’immaginazione di Gustave Dorè che meglio di altri ha dato forma e tratto alle atmosfere infernali e son soltanto del poema dantesco. Disegni nei quali la grandiosità di paesaggi non terreni sembrava rimpicciolire le figure umane schiacciate dalle rupi e dalle acque infinite. In questo al di là dominato da Piranesi e da Dorè, in un costante dialogo tra scenario e storia, tra vita e morte, le quattro figure di ex potenti, ancora illusi di un loro dominio sulle folle festanti, sono viste ridotte alla loro essenza di piccoli uomini alle prese con giochini infantili, battute acide dell’uno contro l’altro, dominati da un ambiente che non è più terreno ed è già altra consistenza della prosecuzione della vita. Dominato da una costante ironia Fairytale smette da subito le vesti del film d’animazione, come viene innaturalmente e maldestramente definito, quasi un giochino minimo - e la sua uscita natalizia sembra avvalorare questa cattiva gestione del film - per diventare, invece, ulteriore lugubre riflessione sulla storia, soprattutto sulla storia di quella potenza che i tre dittatori, protagonisti e il leader inglese, hanno consapevolmente incarnato, per trovarsi ora, ridotti a sagome fluttuanti, nell’immaginario limbo che li accoglie dopo tanto spargimento di autocratica potenza.

Fairytale nel suo aspetto fiabesco è dunque sberleffo alla potenza e cupa riflessione sulla dittatura e al contempo durissimo giudizio storico che si aggiunge agli inappellabili giudizi che il suo cinema ci ha offerto sul tema. Le atmosfere dantesche in quella insuperabile immaginazione sospesa tra la nebbia di un invisibile mondo e la materialità eterea delle figure, sembra che davvero rivivano preparando forse quel film che Aleksandr Sokurov insegue da tempo e che potrebbe costituire, su queste premesse, davvero l’apogeo del suo cinema, quella Divina Commedia di cui questo film costato tre anni di duro lavoro, sembra anticiparne i tratti, cominciando a far vivere le atmosfere.

Qualche parola va spesa per questo lavoro così faticoso e difficile per giungere al risultato che si spera siano in molti a potere valutare. Sono state centinaia le ore di materiali girati su Mussolini, Hitler, Stalin e Churchill che il regista ha visionato, ore e ore di proiezioni dalle quali con cura e pazienza sono state isolate le sequenze lunghe o brevi che sarebbero servite al film. Sono state letteralmente estratte da quei filmati originali, si direbbe ritagliate, staccate e così ottenute riversate in Farytale. Un lavoro di adattamento dei movimenti dei soggetti di quelle sequenze ha completato la paziente opera di traslazione per conferire al movimento, così estrapolato dall’originale, una logica nuova all’interno del film.

Un altro complesso lavoro è stato quello del doppiaggio delle quattro figure dei protagonisti. Ciascuno di loro è stato doppiato nella propria lingua di appartenenza, compreso Gesù in quell’antico aramaico oggi quasi introvabile ed è stata dura la ricerca di un doppiatore in grado di sostenere la sfida. I nuovi dialoghi, frutto della scrittura del film e detti dai doppiatori, sono carichi di un’acida ironia in cui risaltano i tratti quasi puerili dei quattro personaggi storici. I sorrisi ai quali Fairytale induce sono di fatto una riflessione sulla dimensione che Sokurov attribuisce al potere e ai suoi interpreti.

Un lavoro che non è soltanto tecnica supportata dalla tecnologia, ma anche un’operazione che la dice lunga sulla grande visione della storia del geniale regista russo. Una storia che è contemporaneità, che è trasporto in questa nostra vicenda dell’oggi, una storia del potere che non è mai morta, che attende viva, sebbene sgretolata in un limbo. Una memoria che non può spegnersi per un cinema di immensa grandezza che non smette mai, con i grandi, di riscoprire se stesso e le sue potenti armi dell’immagi(nazio)ne.

Tonino De Pace

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Titolo originale: SKAZKA
Regia e sceneggiatura: Aleksandr Sokurov
Materiali d’archivio: Pierre-Olivier Barate, Alyona Shumakova, Yaroslav Klykov (coordinamento internazionale),
Denis Fedorin (lavorazione materiali storici)
Effetti visivi: Alexander Zolotukhin, Katerina Solovyova, Vitaliy Suvalov, Alexander Yefimov, Polina Ivanova,
Yuri Mokiyenko, Stepan Masychev, Evdokiya Bannaya, Dmitry Ushanov, Ekaterina Yermolayeva
Musiche: Murat Kabardokov - fantasie di temi di compositori europei, russi e sovietici del XIX e XX secolo provenienti dall’archivio personale di A. Sokurov, Extraliscio Primavera notturna di Mirko Mariani & Betty Wrong
Lingue: Aramaico antico, Francese, Georgiano, Inglese, Italiano, Tedesco
Cast: Winston Churchill, Adolf Hitler, Benito Mussolini, Iosif Stalin, Igor Gromov (Forza Suprema), Alexander Sagabashi e Michael Gibson (voce Churchill), Vakhtang Kuchava (voce Stalin), Lothar Deeg e Tim Ettelt (voce Hitler), Fabio Mastangelo (voce Mussolini), Pascal Silvansky (voce Napoleone Bonaparte)
Produzione: Intonations Production
Distribuzione: Academy Two
Belgio/Estonia/Russia, 2022
Durata: 78'
Letto 1359 volte Ultima modifica il Lunedì, 29 Maggio 2023 07:18

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